Un giorno sono entrata in libreria imponendomi, come ogni volta, di non comprare nulla. Come ogni volta, ne sono uscita con un libro.
Un buon risultato, in fondo, considerando che ero arrivata quasi alla cassa stringendo due volumi, prima di essere sopraffatta dai sensi di colpa per la pila sul comodino.
“Le nostre mogli negli abissi”, romanzo di Julia Armfield (traduzione di Chiara Manfrinato) e “Una favola per il futuro”, raccolta di scritti di Rachel Carson, si contendevano il diritto di venire a casa con me. Il libro di Rachel Carson, nella bellissima edizione Aboca, era un oggetto troppo attraente per lasciarlo lì.
Arrivata a casa presi l’ebook dell'altro, e alla fine lo lessi per primo.
Una favola per il futuro e Le nostre mogli negli abissi hanno lo stesso protagonista: l’Oceano.
Julia Armfield racconta la storia di Miri e di sua moglie Leah, biologa marina che parte per una spedizione di tre settimane negli abissi.
Il sommergibile ha un guasto e Miri crede di aver perso sua moglie che invece tornerà sei mesi dopo. Leah però è profondamente cambiata, anche il suo corpo sembra aver subito una mutazione. È un corpo che ha costantemente bisogno di acqua e sale, mentre la pelle assume i colori diafani delle creature marine. Questa metamorfosi sorprendente e terribile restituisce a chi legge la forza con la quale l'oceano ha trasformato Leah.
“Sento anche che il suo corpo, che continuo a stringere, smette pian piano di essere un corpo, mi scivola tra le dita: quella che prima era la mia Leah adesso sta diventando acqua, le sue braccia, il suo petto, la gabbia toracica, tutto acqua”
Miri e Leah alternano i loro racconti e questa narrazione intrecciata è una sorta di dialogo tra le due protagoniste che non riescono più a comunicare tra loro. Le domande di Miri trovano risposta nel diario di bordo di Leah.
“Un tempo pensavo al mare come a un luogo in fermento che a un certo punto si acquietava, a un’attività frenetica che si riduceva scivolando nell’oscurità, fino a estinguersi. Adesso so che non è così che funziona, che le cose che vivono in profondità devono muoversi e mutare per causare una reazione a catena in superficie.”
Le sezioni del libro corrispondono alle zone di profondità dell’oceano. Scorrono le pagine e si scende sempre più in basso, fino alla zona Adopelagica.
Anche Rachel Carson divide in sezioni “Il mare intono a noi”, il suo libro più famoso. Dalle sponde agli abissi, il punto di vista usato da Carson non è quello dell’uomo, del subacqueo, della biologa: l’Oceano è descritto attraverso la narrazione della vita dei suoi abitanti. Nella raccolta di scritti racconta la genesi del libro:
“Nel mio modo di pensare dovettero aver luogo tutti questi aggiustamenti; e nello scrivere il libro io sono stata, successivamente, un piovanello, un granchio, uno sgombro, un’anguilla e altri cinque o sei animali”.
Rachel Carson ha una scrittura limpida, capace di avvicinare lettori e lettrici alla natura e ai suoi abitanti in un modo estremamente poetico e coinvolgente: racconta il ciclo di vita delle anguille e scrive le note alla sinfonia La mer di Debussy con infinita grazia, descrive le nuvole come un oceano d'aria, fa sentire l'odore del mare anche se stai leggendo un suo libro al sesto piano di un condominio in città.
“Se nei miei libri sul mare vi è poesia, non è perché deliberatamente ve l’ho inserita, ma perché nessuno potrebbe scrivere in modo autentico sul mare e lasciar fuori la poesia.”
Ci si può avvicinare alla scrittura e alla vita di questa donna incredibile leggendo “Brevi lezioni di meraviglia” un libretto pubblicato da Aboca che comincerà a farvi vedere la natura con occhi diversi (grazie
per avermelo consigliato).Questi due libri raccontano l'Oceano dai luoghi in cui non arriva la luce, visti da due donne che in quel buio scopriranno un mondo pieno di vita.
Julia Armfield cita Rachel Carson nelle note del libro come riferimento per la costruzione del personaggio di Leah. La biologa americana è stata solo la prima di tante donne straordinarie ad occuparsi degli abissi. Armfield ne ricorda la più famosa, Sua Profondità Sylvia Earle.
Puoi farti condurre da lei in fondo al mare guardando il documentario Mission Blue su Netflix, io l'ho trovato bellissimo.
Oppure puoi restare senza parole ascoltando il linguaggio di pesci e balene con Sonar, il podcast del Post scritto da Nicolò Porcelluzzi.
Puoi conoscere la complessità del mare leggendo The Passenger Oceano di Iperborea.
E alla fine ti verrà spontaneo immaginare il mare sopra di te, lontano dalla superficie, migliaia di metri di acqua colmi di vita da proteggere.
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Noi ci vediamo tra un mese.
Tutti i disegni, le animazioni e le elaborazioni delle immagini sono di mia proprietà! Se vuoi condividerle puoi farlo insieme al nome della loro autrice.
Nel PASSENGER Iperborea che consigli c'è un pezzo su MADRE MARE che "vale" il prezzo del biglietto. L'ha scritto la mia amica "Vale" (scusa il gioco di parole, non ho resistito) Pigmei, giornalista di Interazione e grande esperta di donne e di mare. Te lo linko anche qui: https://www.iltascabile.com/scienze/madre-mare/
Baci di meraviglia e.. non vedo l'ora di leggere la prossima Ale! <3 N