Quest’anno, dopo tre anni da insegnante di sostegno, sono stata chiamata a insegnare su materia: disegno e storia dell’arte. Per tre anni ho avuto la fortuna di svolgere il mio lavoro in un istituto tecnico di grafica e in un liceo artistico. Ero nel mio, insomma. Ho cercato di imparare da colleghe e colleghi come trasmettere le discipline legate alla rappresentazione ma soprattutto ho avuto modo di osservare ə ragazzə e il loro rapporto con il disegno.
Se fino alla scuola primaria il disegno è il passepartout trasversale per ogni materia, un libero sfogo, un momento di creatività e di pausa, arrivati alle cosiddette scuole medie le cose cambiano. Quel disegno che farai verrà giudicato, gli verrà dato un voto e probabilmente scoprirai con orrore che non sai disegnare!
Può sembrare strano ma succede anche dopo, alle superiori, e succede anche quando si è scelto un indirizzo di studio in cui la rappresentazione grafica è importante.
Prof, io non so disegnare! è una frase che sento spessissimo e mi ci trovo più di quanto ə raggazzə non credano. Anche io non sapevo disegnare e ancora oggi lo faccio con grande fatica, nonostante lavori come grafica e illustratrice. Non mi viene spontaneo, insomma.
Per molto tempo è stato un problema, poi ho letto un libro illuminante, anzi due.
Disegnare con la parte destra del cervello di Betty Edwards e Mindset di Carol Dweck mi hanno fatto capire cosa succede quando affrontiamo un compito che non sappiamo fare.
E no, non vale solo per il disegno.
Carol Dweck dice, in sostanza, che le nostre qualità e i nostri talenti non sono scolpiti nella pietra ma possono essere sviluppati e incrementati con il giusto approccio all’apprendimento.
Se hai un mindset statico pensi che la tua intelligenza sia immutabile e allora eviti di affrontare tutto ciò che sembra fuori dalla tua portata.
Se hai un mindset dinamico sai che puoi migliorarti accettando i fallimenti come opportunità per nuove sfide, e che con il giusto atteggiamento potrai apprendere molto più di quello che pensavi.
La cosa che più mi ha stupita è stata scoprire che Alfred Binet, colui che ha inventato il test per misurare il quoziente intellettivo, aveva come scopo quello di mettere a punto metodi di apprendimento che potessero migliorare la vita scolastica degli studenti a cui somministrava la prova e non dare loro una sentenza definitiva.
Con l’esercizio, la formazione e soprattutto il metodo noi riusciamo ad aumentare la nostra attenzione, la nostra memoria, la nostra capacità di giudizio e a diventare letteralmente più intelligenti di quanto fossimo in precedenza. (A.Binet)
Cosa c’entra il disegno con questo discorso?
C’entra perché le doti artistiche sono quelle considerate più delle altre come innate e nella maggior parte dei casi il loro sviluppo viene abbandonato in terza media.
Carol Dweck spiega, attraverso l’esperienza di Betty Edwards, che per disegnare bene occorre avere delle abilità che possono essere apprese.
Per farlo dobbiamo spegnere la parte sinistra del cervello, quella analitica deputata al linguaggio, e lasciare spazio alla parte destra, quella che controlla la percezione.
A nostra insaputa il cervello ci inganna, alterando e riordinando – oppure semplicemente ignorando – i dati visivi puri e semplici che colpiscono la retina. Imparare a vedere disegnando sembra mutare questo processo e lasciare spazio a un modo diverso, più diretto di osservare le cose. L’elaborazione del cervello è in qualche modo messa in scacco, permettendoci così di vedere con più chiarezza e forse in modo più realistico. (Betty Edwards)
Imparare a disegnare implica imparare a vedere e vedere serve a tutti!
Nella mia vita ho sperimentato vari tipi di disegno, da quello tecnico all’illustrazione.
Ho passato ore piegata su un tecnigrafo a ripassare a china tavole enormi, giornate intere incollata al pc a tirare linee con Autocad o a spostare punti su Illustrator. Ho preparato compilation infinite che accompagnassero queste lunghe sessioni di disegno, eppure non riuscivo ad ascoltare nulla mentre disegnavo. La compilation terminava e io nemmeno me ne accorgevo.
La magia del disegno è proprio questa: portarti ad uno stato di coscienza che annulla tutto quello che sta attorno facendoti vedere chiaro solo quello che è davanti ai tuoi occhi.
Disegnando imparerete a conoscere profondamente una parte della vostra mente troppo spesso soffocata dalle mille piccole cose della vita quotidiana. Con questa esperienza svilupperete la capacità di percepire le cose in modo nuovo, vedendole nella loro globalità, cogliendone l’intima struttura e scoprendo nuove possibili associazioni. Potrete trovare soluzioni creative a problemi sia privati sia professionali, usando nuovi processi di pensiero e sfruttando le potenzialità di tutto il cervello. (Betty Edwards)
Sto cercando di tenere un taccuino e più disegno e più mi accorgo di avere avuto a lungo una visione alterata delle cose, e di quanto quella visione sia difficile da scardinare. Prova a disegnare un volto senza osservarlo: ti verrà un collo troppo sottile, un profilo schiacciato e gli occhi troppo in alto.
Abbiamo sedimentato delle false percezioni e le possiamo modificare solo imparando a vedere.
Disegnare con la parte destra del cervello fornisce una serie di esercizi per affrontare la pratica del disegno da punti di vista imprevedibili ed è straordinario come i risultati arrivino per tutti.
Questi due libri hanno messo a tacere quella vocina che mi impediva di migliorarmi facendomi abbandonare un’impresa ancora prima di intraprenderla.
Ora disegno di più e disegno meglio.
Più disegno e più mi viene voglia di entrare in quella dimensione in cui tradurre tutto in linee e colori è l’unica cosa che conta.
E quando la sera chiudo la lavastoviglie, mentre la casa dorme, restiamo solo io e il mio taccuino, una penna, qualche pastello e poco più.
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Noi ci vediamo tra un mese, più o meno.
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Alessandra, ho trovato questa puntata per caso e mi sono subito sentita chiamata in causa: "non saper disegnare" è sempre stato il mio grande cruccio. grazie per avermi fatto scoprire il libro di Dweck, devo recuperarlo :)
Ciao Alessandra! “Io non so disegnare”, la stessa frase raccontata da due posizioni diverse ma con lo stesso obiettivo: quello di eliminare i freni inibitori ☺️
Affronto anch’io il tema come arteterapeuta nella newsletter Sirenamente di settimana scorsa. 🔝